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San Rocco

Tutto è iniziato nel lontano 1953 con un'istanza dell'allora arciprete Mons. Santo Bergamo, fatta propria dall'ufficio tecnico della Curia arcivescovile, inoltrata al Ministero del Lavoro per riparazione di un danno bellico. Tale istanza sta alla base del finanziamento statale, che con gli aggiorna menti dei prezzi, ha raggiunto ora la cifra di 617 milioni.
Succeduto a Mons. Bergamo, don Andrea Cassone costituì il Comitato Ricostruzione di Scilla che allora svolse il compito di sensibilizzare la popolazione per riuscire ad avere un progetto per la ricostruzione.
Anche durante il ministero dei Padri Barnabiti il problema è stato quello di far approvare un progetto.
Su cinque proposte che man mano vennero formulate e respinte, nel 1978, mentre era parroco don Pippo Curatola, venne approvato il pro getto degli architetti Alessandro Giannini e Giuseppe Di Natali e dell'ing. Rausei, che è quello eseguito. Per avere un primo finanziamento ed iniziare i lavori è passato ancora un anno. Il primo lotto il fissaggio della struttura in profilato di ferro che sorregge il tetto e la costruzione del primo piano dell'avancorpo. Seguì una stasi di cinque anni.

Nel 1987 abbiamo avuto un secondo finanziamento statale che ci permetteva di chiudere al rustico 'la chiesa. Studiata con calma la pratica, abbiamo preso la decisione che ci permette oggi di aprire al culto la chiesa: visto che si richiedeva una variante per la costruzione del campanile che interessava tutta la zona della sacrestia e che avrebbe convogliato quasi tutti i fondi previsti dal finanziamento statale, abbiamo deciso di finanziare a spese del comitato i lavori per il completamento della chiesa. Si avviò la raccolta dei fondi e si commissionarono i lavori alla ditta Filippo Martello di Scilla, assegnataria dei lavori previsti nel secondo lotto del finanziamento statale. Aveva mo previsto che in due anni e mezzo si poteva completare il lavoro.
I lavori strutturali sono stati eseguiti secondo il progetto approvato. I lavori di restauro interno li abbiamo concepiti in modo che recuperassero il più possibile quello che rimaneva della chiesa costruita dai nostri padri, proprio per sottolineare la nostra
identità popolare, che è rappresentata dai quattro ton di in tela, incastonati nei rosoni della volta, pitturati e offerti dal prof. Francesco Burzomato, che rappresentano S. Giorgio, S. Sebastiano, S. Marcellino e S. Luigi Gonzaga, i cui tempietti, che aveva no dato i nomi ai quartieri ed erano stati distrutti dai terre moti, vennero sostituiti dal l'attuale chiesa di S. Rocco.Le parti di nuova costruzione (volta, pavimento e mensa) dovevano armonizzarsi con l'antico. I disegni furono elaborati dal sig. Barbaro Carme lo di Bagnara Cal., un artigiano che fa rivivere la tradizione delle costruzioni artigiane dei secoli passati.
Il risultato da qualcuno è stato definito "pacchiano", ma a noi interessava far rivivere quello che i nostri padri ave vano fatto, con le stesse tecniche e gli stessi colori che sanno più di gusto popolare che di opera d'arte.
I lavori di restauro degli stucchi e la pitturazione a finto marmo sono stati eseguiti dalla ditta Fucile di Messina, che in questo campo è l'unica del meridione.
I lavori del pavimento in marmo, offerto dal Comitato Ricostruzione di Port Chester e Compagni di Bagnara Calabra, la mensa, offerta dal Comitato di Toronto, venne ideata ed eseguita dallo stesso Sig. Carmelo Barbaro.
I lavori in ferro battuto so no stati ideati ed eseguiti dalla ditta Pietro Martello di Scilla, i portoni dalla ditta Paladino Gaetano di Scilla, le vetrate istoriate dalla ditta "M. F. Vetrate artistiche di Fabio Scotti" da Messina.
Le tele che rimanevano, molto malridotte dal tempo, ma importanti per la memoria storica che racchiudono, quali testimoni del culto di S. Giorgio e della presenza dei Cappuccini a Scilla, furono restaurate da Demetrio Vakalis, a spese degli offerenti, anche se si tratta di un recupero di beni culturali di valore più ampio, che dovrebbe trovare maggiore sensibilità sia negli enti pubblici che privati, dato che abbiamo altre due tele da restaurare. Altre tele che erano collocate sugli altari laterali sono, al restauro e restaurati, presso la Soprintendenza di Cosenza.

(Insieme Costruiamo la Comunità numero speciale - Novembre 1990)