D.O.M.S.
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Situata nel quartiere di
Marina Grande, essa sorge all'estremità nord-est di detto quartiere,
domi nata dal quadrangolare campanile, raro esempio di bella
architettura per proporzione e linea.
Circa le origini di tale Chiesa alcuni testi le fanno risalire al XV
secolo, mentre altri documenti e reperti più attendibili le fanno
risalire alla prima metà del 700: tra questi vi è una lapide sita
all'interno della sacrestia (oggi detta lapide si trova completamente
all'esterno dopo che la tremenda mareggiata del 1979-80 ha diroccato la
sacre stia).
La lapide ricorda che la chiesa (di dimensioni molto piccole) venne
costruita dal Sacerdote messinese architetto Don Antonio Brancati, a
spese proprie, e dall'allora rettore Giovanni Baviera e fu edificata in
memoria di tutti quei confratelli che navigavano e che prima avevano
anch'essi una chiesa dislocata ad una 'distanza di circa 4 metri dal
l'attuale.
In questa chiesa fu pure costituita la confraternita dello Spirito Santo
con uno statuto approvato dal Re Ferdinando IV, a seguito di una
relazione fatta dal regio cappellano maggiore e con l'impostazione
voluta dalla reale Camera di S. Chiara; tutto ciò risale al 23 novembre
dell'anno 1778.
Ciò è anche dimostrabile in quanto nei sotterranei della chiesa esiste
un'altra epigrafe: Infatti tale confraternita nei tempi passati era
divenuta fiorentissima e di essa facevano parte tutti i marinai del
quartiere.
Questa chiesa quasi simile nella dimensione a quella matrice, fu quasi
interamente distrutta dal terribile cataclisma del 5 febbraio 1783. Ciò
si può rilevare da alcune relazioni eseguite a quell'epoca, una delle
quali cita testualmente: "la chiesa dello Spirito Santo, già lesa dal
terremoto del dì cinque, trovassi distrutta, e dei suoi muri non
rimasero che due sole tele laterali esistenti ma non intere"; tale
relazione venne eseguita dall'esercito borbonico nell'anno 1784.
D. O. M.
TUMULO SIBI PROXIME EXTRUCTO |
Tutte le funzioni
religiose vennero così celebrate in una baracca in legno costruita nel
luogo ove sorgeva la vecchia chiesa distrutta. Fu di nuovo perciò
riedificata in seguito, tornando a risorgere più grande e più bella di
prima; tutta decorata risalente al 1864 con pregevoli stucchi del
Gianforma. Infatti da una nota dell'epoca si rileva: "in detta chiesa,
oltre alle decorate pregevolezze del Gianforma, vi sono eretti l'altare
maggiore che è di ,marmo, numero quattro altarini dei quali i primi due
(quello cioè dedicato a S. Antonio e l'altro a S. Vito) sono anch'essi
di marmo e i rimanenti due dedicati alla Vergine del Carmine e a S.
Francesco da Paola sono di legno" .
(Insieme Costruiamo la Comunità - Anno II - n.1 Gennaio 1985 )