La Scuola abbandonata
Siamo una grande
nazione, lo siamo stati e lo saremo in futuro; c'è un neo
tuttavia che rischia di oscurare parecchio la nostra
reputazione: in quest'ultimo ventennio ci siamo "distratti"
sulla dispersione scolastica. Di questo passo immettendo nella
società, di generazione in generazione, il 20% di giovani che
non hanno basi culturali e di competenza, si rischia di tornare
agli anni bui dell'analfabetismo.
Nelle statistiche
occupiamo la quarta "peggiore posizione" in Europa: se dal 2004
al 2011 abbiamo registrato una media del 18,9% si può desumere
che le politiche scolastiche messe in essere non sono state del
tutto efficaci. Nel 2011 eravamo al 14° posto, la regione più
virtuosa era Trento con solo il 9,6% di abbandono scolastico.
Questa riflessione
spero possa aiutare a riflettere per correre ai ripari. Qui non
parliamo di responsabilità solo locali o governative ma anche
Europee. Questa Europa è concentrata a discutere di spread e di
quote latte, ma si scopre distratta sul disagio e sulla
dispersione scolastica giovanile che cresce e lacera generazioni
intere.
La scuola italiana,
molte volte decantata come modello esemplare da tutelare, molto
spesso seguita nei modelli organizzativi da altre nazioni, da
molti anni è sistematicamente depotenziata. La scuola è essa
stessa il polmone della società, sente il respiro e respira il
tempo che la circonda, a livello strategico per una nazione è un
pilastro fondamentale.
Durante la mia
esperienza scolastica ho avuto modo di conoscere molti alunni
che portavano e portano sulle proprie spalle grandi problemi
familiari, per molti di questi ragazzi basta poco perché siano
messi sul sentiero giusto se e quando serve: a volte basta loro
un modesto aiuto per recuperare matematica o inglese, una
semplice attenzione può essere la scelta giusta per non
perderli. Anche lo sportello amico o il dialogo con l'insegnante
serve per supportare il peso dei problemi della loro vita.
Leggendo i tristi
dati dell'abbandono scolastico mi domando se gli attuali sistemi
di gestione siano da rivedere e/o migliorare, mi domando se sono
ancora al passo con i tempi veloci di questa società. Siamo
sicuri che con lo studente di oggi possiamo dialogare allo
stesso modo con cui si dialogava dieci o venti anni fa?
Ritengo sia da
proporre a livello locale governativo ed europeo che
l'osservatorio permanente sulla dispersione scolastica si
confronti con gli organismi più rilevanti della società. Lo
stesso ministero della Pubblica Istruzione deve garantire
risorse economiche che siano abbastanza efficaci, direi
direttamente proporzionate all'indice della dispersione.
Sicuramente esistono altri settori della società dove logica ed
etica fanno parte del modello integrante che rappresentano.
La scuola
ha nel proprio dna lo studio,
la cultura, la logica, l'etica … Per queste semplici ragioni non
poteva e non può essere amministrata con la follia dei tagli
lineari in nome della crisi. Le soluzioni più efficaci vanno
ricercate nel dialogo e nel confronto con le forze più operose
della società; le proposte andrebbero messe in cantiere e
validate di anno in anno con degli indicatori per controllarne
la giusta efficacia. Finché non si abbatte questo trend negativo
di abbandono scolastico, non possiamo condividere questo modello
di scuola italiana.
La scuola crea
coscienza civica, senso del dovere e responsabilizza i nuovi
cittadini. Di recente abbiamo assistito a un grave fenomeno
sociale, il cosiddetto partito del non voto: tutti all'unisono
si sono affrettati a parlare di antipolitica e di allontanamento
dei cittadini dal voto, ci siamo ritrovati in casa un primo
partito vincitore, quello che non vota. Credo che alcune
interpretazioni di questo fenomeno siano vere solo in parte, il
danno prodotto per anni e anni a generazioni che hanno
abbandonato la scuola, in che cosa pensiamo si possa tradurre?
Chi ha scelto dall'infanzia di abbandonare la scuola ha già
deciso di abbandonare il primo anello di coesione nazionale: il
sistema scuola che abbiamo gestito non è stato capace di
seguirlo, di comprendere le sue potenzialità, i suoi limiti e le
sue esigenze. Se proviamo a sommare il 20% di giovani ogni
cinque anni per venti anni, salta fuori la stessa percentuale
del cosiddetto partito "dell'astensione". Il punto è come
correre ai ripari, come ricostruire una struttura sociale che
sia affascinata dal senso civico, dalla lealtà, dal rispetto
degli altri e dell'ambiente.
Se ci scopriamo pigri ed annoiati in
questa nostra democrazia al punto da minimizzare il problema
della dispersione scolastica, credo che dobbiamo pensare a tutti
quei ragazzi che lottano per poter andare a scuola. A tal
proposito sarebbe sufficiente leggere il discorso che il 12
luglio 2013, Malala Yousafzai - la ragazza pakistana brutalmente
presa di mira da chi non voleva che andasse a scuola -
ha
fatto presso la sede delle Nazioni Unite.
Dopo aver fatto l'Italia, dopo aver
festeggiato i 150 anni dell'unità d'Italia, credo che bisogna
ricominciare tutti insiemi, ciascuno secondo le proprie
competenze e le responsabilità, credo
occorra
impegnarsi per far appassionare ed amare la scuola.
La sfida sarà vinta
quando saremo capaci di vivere una buona scuola, la scuola
italiana.
Pirrotta Antonio