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L’Azione Cattolica di Scilla

è stata intitolata a Pier Giorgio Frassati

 

Pier Giorgio Frassati nasce a Torino il sabato Santo del  6 Aprile 190 l da una ricca famiglia borghese di stampo liberale: la madre Adelaide Ametis, nota pittrice, il padre Alfredo Frassati, fondatore del quotidiano "La Stampa", i cui gravosi impegni gli impediscono di seguire molto da vicino l'educa­zione dei figli.

Spetta alla madre farsi maggiormente carico della crescita di Pier Giorgio e di Luciana, nata poco più di un anno dopo. L'atmosfera educativa è di generale rigidità. Il padre, non cre­dente, non può accompagnare i figli nella scoperta della di­mensione religiosa dell'esistenza, ma la rispetta e non ostacola il cammino. La spiritualità della madre tende invece a limitarsi ai precetti religiosi. La generosità, lo spendersi senza riser­ve è lo stile di vita con cui Pier Giorgio attraversa il mondo.

Con una maturità che stupisce sa essere tanto gioioso e trasci­nante nei momenti di letizia quanto serio e attento di fronte ai problemi del mondo e della gente quanto nascosto e quasi fur­tivo nel gesto di carità.

La vita di Pier Giorgio è orientata da un'intensa vita spirituale. L'eucarestia quotidiana è il centro.

Per questo appuntamento si alza molto presto, rinuncia alle gite se gli impediscono di andare a Messa. Fare la comunione è per lui partecipare all'intimità con Gesù; lo si vede nel banco, concentrato in un profondo raccoglimento da cui nulla saprebbe distrarlo. Quando qualcuno gli chiederà la ragione della sua opera di carità risponderà così: "Gesù nella santa comunione mi fa visita ogni mattina. lo gliela rendo, con i miei po­veri mezzi, visitando i poveri". Il 4 Maggio 1922 Pier Giorgio si iscrive al circolo" Milites Mariae"della Società della Gioventù Cattolica (ramo maschile dell'Azione Cattolica) presso la sua parrocchia. Il suo amore per l'Azione Cattolica è grande e intenso. Motto della Gioventù Cattolica è: Preghie­ra, Azione, Sacrificio. Tre parole che riassumono l'impegno quotidiano dei suoi aderenti. Pier Giorgio trova in esse lo specchio del suo modo di esse­re. Egli è davvero un uomo di preghiera, in continuo colloquio con Dio nelle liturgie comunitarie e nel segreto della sua camera. E'un uomo di azione, per cui le parole contano per quello che significano e , quando sono inutili, sceglie di tacere. E' un uo­mo di sacrificio, che non esita di fronte alla rinun­cia di qualcosa se ciò gli permette di servire Dio, di fare del bene.

Per Pier Giorgio la Gioventù Cattolica è sentirsi uniti dagli stessi ideali, dagli stessi sogni, dagli stessi impegni. E' potersi aiutare a vicenda ad essere fedeli, a crescere. Pier Giorgio crede fortemente nell'associazionismo. Egli stesso è socio di molte organizzazioni e si impegna per la loro diffusione. Dopo un cammino di avvicinamento durato circa quattro anni, Pier Giorgio chiede di diventare terziario domenicano. Entra nell'ordine dei Predicatori il 28 Maggio 1922, assumendo il nome di frà Girolamo in ricordo di Savonarola.

La vita studentesca di Pier Giorgio inizia nella scuola pubblica, con Luciana, nell'infanzia, e vi prosegue, passando però due volte per il "Sociale", per approdare infine all'università. Pier Giorgio si porta addosso la fama, in casa, di studente non brillante, che" non sa scrivere". Ma è uno studente normale. Qualcuno gli ricorda che, essendo lui un "signore", potrebbe anche fare a meno di stu­diare. E' vero, ma la risposta è: "No, io sono povero come tutti i poveri e voglio lavorare per loro".

Lo studio è per lui un dovere sentito dentro di sé che diventa impegno convinto e, spesso, energico, fatto anche di rinunce e di sacrifici. Muore a ventiquattro anni, ad un passo dalla laurea. I suoi ultimi mesi di vita sono tormentati da una forte soffe­renza interiore.

Diverse sono le cose che lo angustiano, per esem­pio, l'acuta tensione tra i genitori, di fronte alla quale Pier Giorgio e Luciana sono gli unici in gra­do di mantenere l'unità della famiglia. La morte lo raggiunge e lo prende, rapida. In sei giorni la poliomelite fulminante stronca il suo fisico forte. Pier Giorgio si consuma in silenzio, progressivamente paralizzato nel letto, mentre la famiglia è presa dall'agonia dell' anziana nonna e non si accorge della gravità del suo male. Non una richiesta, non una pretesa, non una lamentela escono dalle sue labbra. Nulla per sé, anche se la morte avanza. Nessuna paura: sa di andare tra le braccia di Dio.

Si spegne serenamente il 4 Luglio, due giorni dopo la nonna, tra la disperazione dei familiari. Aveva detto ad un amico: "Il giorno della mia morte sarà il più bello della mia vita".

L'angoscia dei familiari si tramuta subito in stupo­re. Quando si sparge per Torino la notizia della morte di Pier Giorgio, comincia un incredibile pel­legrinaggio. Giovani, anziani, uomini, donne, bene­stanti, poveri, rendono visita al loro "amico". Una fila di volti sconosciuti, di persone che amano quel giovane così buono, generoso, da cui tante volte o anche una sola hanno ricevuto una parola, un sorriso, un aiuto.

La folla che partecipa il 6 Luglio ai suoi funerali è immensa. Non richiamata dal suo cognome illustre: in tanti hanno scoperto solo ora che Pier Giorgio è un Frassati.

Di lui sanno ciò che hanno visto o sentito dire: la sua umiltà, il suo donarsi, il bene profuso, la fede trasparente.

Gli stessi amici di Pier Giorgio, i compagni, quanti lo hanno conosciuto e amato chiedono che la Chiesa dia inizio all'iter per la canonizzazione di questo giovane cristiano dell'Azione Cattolica.

Passano gli anni finché il 20 Maggio 1990 un vec­chio papa Karol Woitjla, che da giovane studente ha sentito parlare di questo giovane di Azione Cattolica lo proclama beato e lo indica ai giovani del nostro tempo come modello da seguire.

 

Testi tratti da:

"Se c'è una storia da raccontare è questa che stiamo vivendo"

Giovani di Azione Cattolica

Scilla  Agosto 2001