Nel suo sorriso oggi ci ritroviamo per ricordarla.
Nel libro ho scelto alcuni momenti della sua vita, ho tentato di offrire uno spaccato dei giorni trascorsi in Ospedale attraverso quanti hanno avuto un ruolo in questa storia, dai professori alle infermiere, dalla catechista ai compagni di classe e agli amici.
Nello scrivere mi sono imposto dei limiti, soprattutto quello di non scrivere più di quanto potevo permettermi, perché convinto che molti momenti sono personali e intimi. Ho scelto solo quello che ho ritenuto giusto poter scrivere, riportando alcuni momenti da condividere per crescere insieme.
Anche se il silenzio aiuta a capire più del chiasso, a volte il silenzio non può bastare, molte volte dobbiamo metterci in gioco: anche stasera ciascuno di noi è chiamato a fare la propria parte.
Ho creduto che la grande dignità testimoniata da Natalia doveva essere condivisa. Scegliendo di scrivere, sapevo di percorrere insieme ai genitori una strada difficile ma sentivamo che ne valeva la pena.
Faccio un esempio, mi permetto di farlo per l’amicizia che ho con lei, sapevo cosa stavo chiedendo a Barbara di scrivere, conoscevo la sofferenza, quanto sarebbe stato difficile, e quale sarebbe stato il disagio di Barbara, insieme catechista e sua amica.
Sicuramente assai più travagliato é stato legare i vari momenti di sofferenza in ospedale attraverso i racconti dei genitori Giuseppe e Nuccia, così come lo è stato per quanti si sono impegnati per scrivere una testimonianza.
Sicuramente in queste situazioni occorre reciproca fiducia e amicizia. Solo facendo leva su questa vicinanza di affetti, stima e amicizia si può tentare di mettersi in mezzo a questo dolore. Personalmente non avrei potuto continuare a farlo senza legare questo cammino alla fede che ci unisce tutti.
Ho cercato di offrire così una storia che possa servire ad altri ragazzi, ad altre persone. In tutti emerge una grande umanità, e in tutti c’è una ricerca di speranza. Tutti hanno sempre sperato nella guarigione di Natalia.
Tra le altre cose ho capito che nelle persone vicine a Natalia, vicine alla famiglia si è fatta strada una vicinanza di affetto e di solidarietà molto variegata, dalle lettere alle foto… e in questi tanti gesti mi sono detto che quasi quasi ciascuno ha voluto assumere su di se in questo modo un pò di dolore, con semplici gesti ha cercato di alleviarlo fin dove possibile.
E mentre questo libro nasce anche dalla voglia di offrire solidarietà alla famiglia di Natalia, per rendere meno dolorosa questa perdita, facendosi carico di un pò di dolore ed alleggerire così il peso che i genitori portano nel cuore, spero possa anche offrire alla comunità la possibilità di testimoniare in modo solidale così come ha già dimostrato in tante altre occasioni.
Recentemente ho avuto modo di leggere alcune pagine degli atti del magistero dell’arcivescovo Mons. Andrea Cassone, già arciprete di Scilla. Scrive del matrimonio e dice … “il matrimonio il Signore lo ha voluto sacramento…” … La pastorale con la famiglia è tutta da inventare…. e in seguito scrive .. essere insieme nel fare la lettura della realtà; essere insieme nel portare avanti la risposta alle sfide che ci toccano.
Ecco, io sinceramente in queste parole trovo una grande forza, è l’orizzonte in cui credo, essere insieme. Oggi stiamo provando sulla nostra pelle che la sofferenza di una famiglia non può non essere condivisa.
Monsignore Andrea Cassone continua… Dove la presenza si fa accoglienza e dove l’amore si fa servizio, li nasce la speranza. Dove la persona è amata e dove la dignità è rispettata, dove i diritti sono riconosciuti, li c’è speranza e gioia di vivere.
Oggi abbiamo dato vita a queste parole. Grazie a tutti voi.
La vostra presenza è testimonianza di una solidarietà viva.
Quello che è importante ribadire è che l’onda d’amore di Natalia continua fino ad oggi, fino a questo incontro.
Stiamo parlando di un'onda che continuerà nel cuore di ciascuno di noi. Quando in famiglia si leggeranno alcune pagine, o quando se ne parlerà nel quotidiano.
Con questo libro spero riusciremo ad entrare in molti cuori che hanno bisogno di non sentirsi più soli, di persone, di ragazzi che ancora soffrono e non sperano.
Vedete, il libro è solo uno strumento ma è l’incontro con l’altro che mette in gioco ciascuno di noi, siamo noi a dare forza e speranza, e dipende da noi far si che la solidarietà non resti una parola ma diventi un gesto di coraggio e di testimonianza sorridente. Come Natalia.
Antonio Pirrotta